Comunicare in modo efficace nella coppia:
dal “Messaggio IO” al “Messaggio TU”
Il termine “comunicazione”, significa letteralmente “mettere in comune” qualcosa
(esperienze, pensieri, emozioni, informazioni) tra due o più persone e che il
messaggio sia comprensibile sia all’emittente sia al destinatario.
Esistono tre livelli di comunicazione:
1. Verbale: linguaggio parlato o scritto.
2. Non-verbale: quello che si comunica attraverso elementi come la postura, la
mimica facciale, i gesti, la posizione del corpo nello spazio, etc…
3. Para-verbale: il volume, il tono, le pause, il ritmo della voce, ossia il modo in
cui comunichiamo.
La comunicazione può essere intenzionale, oppure involontaria ed è il principale
strumento che l’essere umano ha a disposizione per creare o mantenere interazioni e
relazioni con gli altri.
Il primo assioma della comunicazione umana (P. Watzlawick, 1950 “La Pragmatica
della Comunicazione Umana”) sottolinea proprio che “non si può non comunicare”:
ogni atto o comportamento è comunicazione. Pensiamo ad esempio a tutte quelle
volte in cui non abbiamo voglia di parlare e scegliamo di restare in silenzio o
indifferenti, comunicando così un atteggiamento di rifiuto.
Secondo Carl Rogers, una comunicazione risulta generalmente efficace quando
chiarisce il senso soggettivo ed emotivo del linguaggio e quando avviene in un clima
relazionale caratterizzato da rispetto profondo, ascolto empatico ed autenticità (per un
maggiore approfondimento si rimanda alle “Tre Condizioni Necessarie e Sufficienti”
di C.R. Rogers).
Grazie all’esperienza clinica con le coppie, ho avuto modo di osservare più volte
l’interazione e la comunicazione tra due persone in relazione.
Sono tante le motivazioni che possono portare le coppie a sperimentare un blocco
della comunicazione, arrivando talvolta a smettere di comunicare (“Basta, con te non
parlo più!”), oppure iniziando a comunicare in modo aggressivo, sarcastico o
provocatorio.
L’aspetto che ho osservato più di frequente all’inizio di un percorso di coppia è la
tendenza (solitamente manifestata da entrambi) ad ascoltare e comunicare reagendo
ad un’immagine o idea preconcetta che hanno dell’altro.
Carl Rogers sostiene che “la tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla
comunicazione e alla comprensione.” Se ad esempio la mia tendenza sarà quella di
trattare l’altro come un bambino immaturo, una persona rigida, o un egoista, ognuno
di questi miei giudizi limiterà le mie possibilità di ascolto e comprensione e mi
porterà a costruire una comunicazione che conterrà tali valutazioni. Tale
comunicazione si esplicita generalmente nella forma di messaggi in seconda persona
o “MESSAGGI TU” (ad es. “Tu non mi capisci!”; “Non mi ascolti mai! Sei sempre
lì a guardare il tuo cellulare”).
Questo solitamente porta l’altro a sentire di non poter essere apertamente sé stesso
nella relazione, a sentirsi offeso perché giudicato e a innalzare così le sue difese,
passando poi al “contrattacco” (ad es. “Sei tu che non ti spieghi bene e fai sempre
l’offesa!”). Ne risulta una comunicazione difettosa, che ostacola in massima parte la
reciproca comprensione.
Il passaggio ad una comunicazione efficace comporta invece l’adozione di messaggi
in prima persona o “MESSAGGI IO”: di solito son espressioni chiare e dirette dei
nostri pensieri e sentimenti, con la consapevolezza del nostro punto di vista personale
e dei nostri sentimenti.
Tornando all’esempio precedente (“Tu non mi ascolti!”), il messaggio potrebbe
diventare: “Tutte le volte che guardi il tuo cellulare mentre ti parlo non mi sento
ascoltata!”. Un messaggio di questo tipo tenderà ad essere maggiormente accolto:
non conterrà più elementi di valutazione sull’altro e questo abbasserà generalmente le
difese e aprirà la strada ad un ascolto e ad una comprensione qualitativamente diversi.
Una comunicazione efficace è quindi una comunicazione assertiva, cioè diretta, nella
quale si affermano i propri bisogni senza giudicare l’altro e senza privarlo della stessa
possibilità o violando i suoi diritti.
La chiave dell’assertività e l’AUTORIVELAZIONE, ossia la capacità di
comunicare le nostre esperienze interiori. I messaggi di autorivelazione riguardano
le nostre opinioni, idee, simpatie e antipatie, sentimenti, pensieri e reazioni. Sono
messaggi che fanno sapere agli altri cosa proviamo e in che situazione ci troviamo.
Generalmente l’autorivelazione incoraggia anche l’altro nella stessa direzione,
promuovendo una maggiore intimità.
È il momento in cui la paura di essere sé stessi e mostrarsi in modo trasparente inizia
ad abbandonare il campo, lasciando spazio alla fiducia.
Dott. Roberto Iannotti,
psicologo e psicoterapeuta.