La fame nervosa o emotiva è un comportamento disfunzionale che porta ad un’assunzione di cibo non giustificata da un effettivo bisogno fisiologico.
Non si mangia per soddisfare il bisogno della fame, ma in risposta ad un’emozione, quale: ansia, tristezza, solitudine, noia o sensazione di vuoto e insoddisfazione (uso il cibo per occupare la bocca e il tempo), rabbia, felicità, paura, stress al punto da perdere il controllo della qualità e della quantità del cibo. Anche frasi che usiamo quotidianamente portano in sé il legame cibo-emozioni: “Non riesco a digerirlo”, “Sono pieno fino a qui di questa situazione”, ecc.
Mangiare in risposta alle emozioni genera un circolo vizioso: emozioni piacevoli o spiacevoli, bisogno di conforto, bisogno di disattivare emozioni scomode, impulso incontrollato di mangiare, temporanea sensazione di appagamento, senso di colpa e frustrazione.
Alla base di tale legame, vi sono molteplici fattori tra i quali:
- Fattori genetici e biologici: alcuni individui possono essere geneticamente predisposti a un alto rischio di sviluppare disturbi alimentari.
- Fattori sociali: il rito del pasto ha funzioni conviviali, di appartenenza al gruppo, di relazione e confronto, pensiamo alla parola compagno formata da cum-panis, ossia colui che mangia il pane con un altro. E, se la regola del gruppo è mangiare e bere troppo e male, per non sentirci esclusi, possiamo seguire il comportamento del gruppo.
- Fattori psicologici: alcuni studiosi ritengono che la fame emotiva abbia origine nell’infanzia, per essi è essenziale che la mamma capisca quando il bambino abbia un reale bisogno di nutrimento, evitando di offrirgli il cibo quando il suo pianto magari è un semplice bisogno di calore umano. Se ciò non avviene, probabilmente il figlio anche da adulto non saprà distinguere tra fame ed altre sensazioni/bisogni.
- Diete rigide-drastiche-fai da te: spesso l’individuo alterna periodi di diete e restrizioni a periodi di abbuffate incontrollate mantenendo uno stile alimentare privo di equilibrio.
Perché mangiare ci fa stare meglio?
Seda le tensioni interne, permette di distrarci dalle emozioni e poi perché ci sembra l’unico modo alla nostra portata per gratificarci ma con tale comportamento ci illudiamo temporaneamente di attenuare o bloccare le tensioni emotive. Quando la fame nervosa diviene l’unico modo per fronteggiare lo stress quotidiano o le tensioni interne, può comportare problemi di sovrappeso e comportamenti disfunzionali diretti come spuntini furtivi e abbuffate compulsive e indiretti come bassa autostima, bassa autoefficacia nel controllo del proprio peso forma fino allo sviluppo di un disturbo da alimentazione incontrollata.
Alla base vi è una difficoltà ad identificare, tollerare e accettare le emozioni e si attiva quando si sente dentro di sé un’emozione intollerabile: “Non tollero questa delusione, ansia, noia o rabbia, devo fare qualcosa per bloccarla immediatamente”.
Quando la persona mangia in risposta alla fame nervosa è come se non riuscisse a distinguere i segnali utili per la sopravvivenza del suo corpo da quelli che non lo sono.
Bisognerebbe rieducare il nostro organismo a distinguere fra fame fisiologica e psicologica: la fame fisiologica nasce lentamente e aumenta man mano, quella emotiva scoppia all’improvviso con elevata intensità, si mangia automaticamente senza pensare ed in genere in solitudine; la fame fisiologica è più sopportabile e una volta soddisfatta ci sentiamo sazi, quella emotiva esige una soddisfazione immediata ed è difficile da placare; la fame fisiologica non ha bisogno di determinati cibi per essere soddisfatta e si interrompe non appena siamo sazi; la fame emotiva non si interrompe col senso di sazietà e vuole cibi specifici “comfort-food”, alimenti che generano piacere come veri serbatoi di serotonina, ricchi di zuccheri, grassi, sale, che per la mente sono consolatori, come anche soltanto l’atto di mangiare; la fame biologica non induce sensi di colpa, al contrario, quella emotiva induce sensi di colpa, rabbia autodiretta, con la promessa/illusione di riuscire a resistere la volta successiva; la fame emotiva si presenta seguendo tempi soggettivi (nel pomeriggio, la sera, prima o dopo cena o in modo intermittente per l’intera giornata).
Uno stile alimentare sano ed equilibrato unito ad un percorso psicologico possono mostrarci altri modi per gestire e affrontare le emozioni. Sui nostri comportamenti non siamo impotenti, anzi si può arrivare al controllo della fame emotiva lasciando emergere ed osservando le emozioni, per comprendere cosa e quali emozioni il cibo compensa nella nostra vita, imparando risposte comportamentali per separare le emozioni dal cibo. Le emozioni saranno sempre dentro di noi, l’importante è non andarle a cercarle nel cibo.
Dott.ssa Carmela Petito
Bibliografia:
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